La rivalutazione delle pensioni è salva

17 / 11 / 2020

Alla fine il governo ha dovuto fare marcia indietro. La rivalutazione delle pensioni è salva e non ci sarà la proroga del blocco fino al 2023 come inizialmente previsto dal testo della prossima legge di bilancio.

Che significa?

Significa che dal 1° gennaio 2022 entrerà in vigore un nuovo meccanismo di rivalutazione che permetterà un maggiore recupero di potere d’acquisto delle pensioni.
Gli scaglioni saranno tre: il prima, al 100%, fino alla quota di quattro volte il trattamento minimo; il secondo, al 90%, per la quota da quattro a cinque volte il trattamento minimo; il terzo, al 75%, per la quota sopra cinque volte il trattamento minimo.
Attualmente il sistema prevede invece una rivalutazione al 100% solo per le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo, al 97% per quelle tra tre e quattro volte, al 77% per quelle tra quattro e cinque, al 52% per quelle tra cinque e sei e a decrescere ulteriormente per gli importi più elevati.

Ok, ma al 1° gennaio 2022 manca più di un anno

Vero. Ma per i pensionati al momento non sarebbe comunque cambiato nulla. L’indice di rivalutazione fissato per il 2021 infatti è pari allo 0,0%, anche e soprattutto per i contraccolpi economici causati dall’emergenza Covid-19. Significa che il valore delle pensioni per quest’anno purtroppo non cambierà.
È più realistico pensare invece che dall’anno successivo questo indice possa crescere, portando nelle tasche dei pensionati qualche soldo in più, dopo tanti anni di blocchi finalmente anche con un sistema di rivalutazione migliore.

Che succede ora?

La proroga del blocco al 2023 non è più presente nel testo della legge di bilancio ma questo non significa che non possa rientrarci. Certo, conta la volontà politica e quella espressa dal governo in queste ore a seguito delle proteste dei Sindacati è piuttosto esplicita. Per sicurezza bisognerà però aspettare la definitiva approvazione della legge di bilancio da parte del Parlamento. C’è tempo fino al 31 dicembre 2020 ma realisticamente arriverà prima.
“Vigiliamo e facciamo attenzione, che non si sa mai”, sostiene cauto e a ragione il Segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti.
“Possiamo però dire – continua Pedretti - che la nostra voce si è sentita e che al momento abbiamo riparato ad un errore clamoroso e all’ennesimo tentativo di mettere le mani nelle tasche dei pensionati”.

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